Un po’ di storia

Non vi è luogo sulla terra che non abbia una sua tradizione teatrale legata al mondo delle marionette: dai Paesi del sol levante (Bunk-raku in Giappone, Wayang Golek dell’isola di Giava, alle marionette sull’acqua del Vietnam…) all’occidente (marionette, burattini, pupi…). Persino all’interno delle società pre-colombiane esisteva grande interesse verso questo tipo di arte. Di recente è stato scoperto un bassorilievo Azteco conservato al museo antropologico di Città del Messico, che rappresenta un uomo che tiene tra le mani due burattini davanti un pubblico festoso.

La tradizione dell’Opera dei Pupi nasce intorno alla metà dell’Ottocento, diffondendosi in tutta Italia, ma solamente in Sicilia trova terreno fertile ed attecchisce come vero e proprio fenomeno sociale che si sviluppa nel corso di oltre un secolo tra le grandi guerre e le innovazioni tecnologiche.

Nelle sue forme più classiche e codificate lo spettacolo dei pupi prende forma a metà Ottocento, quando vengono messe in scena storie di banditi e santi, drammi shakespeariani e soprattutto le popolarissime vicende dei paladini di Francia. Per le classi meno abbienti l’arrivo dei pupi era l’avvenimento più atteso: i pupari sfruttavano la suspense e dividevano la rappresentazione in più serate, che dovevano necessariamente culminare con una scena di battaglia. Per gli effetti speciali vengono, ancora oggi, utilizzati pupi particolari, che perdono la testa o si dividono in due (per poi ritornare magicamente interi nello spettacolo successivo), o streghe che possono mutare volto e passare da un angelico visetto alla maschera della morte.

Nel panorama internazionale il teatro dell’Opera dei Pupi, occupa un ruolo abbastanza rilevante, si tratta di un’arte completa in cui trovano piena realizzazione la pittura, la scultura, l’arte dello sbalzo dei metalli, la sartoria e la recitazione. Non a caso l’UNESCO, tra trentadue candidature mondiali, ha scelto proprio l’Opera dei Pupi e i pupi stessi quale patrimonio da dichiarare “capolavoro immateriale dell’umanità”.

Per le classi meno abbienti l’arrivo dei pupi era l’avvenimento più atteso: i pupari sfruttano la suspense e dividono la rappresentazione in più serate, che devono necessariamente culminare con una scena di battaglia. Per gli effetti speciali vengono utilizzati pupi particolari, che perdono la testa o si dividono in due (per poi ritornare magicamente interi nello spettacolo successivo), o streghe che possono mutare volto e passare da un angelico visetto alla maschera della morte.

È straordinario notare come ancora oggi adulti e bambini, seppur smaliziati da mirabolanti videogames, restino tutt’ora a bocca aperta dinanzi a questi ormai rari spettacoli dei pupi siciliani che la nostra cooperativa, da quest’anno intende mettere in essere, per non dimenticare questo antico patrimonio del teatro di figura.