TEATRO DA KAMERA 2020

a cura di Gaia Vitanza – produzione artistica Vito Meccio/ Agricantus

NOTA: GLI SPETTACOLI NON SONO STATI REALIZZATI A CAUSA DELL’EMERGENZA COVID-19

Ciò che è osceno va taciuto, nascosto sotto il tappeto, come ignobile polvere. Ciò che è osceno rischia di inquinare l’immagine di apparente perfezione a cui siamo assuefatti. Eppure è necessario, dirompente come la verità, turpe come la storia dell’uomo, doloroso come il ripetersi dei giorni. Carmelo Bene forzava l’etimologia dell’oscenità, accostandola a “ciò che non può calcare le scene” e, in tutta risposta, identificandola come ciò che è indispensabile raccontare. Non è semplice assumersi la responsabilità di raccontare la verità, concetto mutevole e che, come un fluido che si adatta al suo recipiente, assume il volto di chi la narra. Ed è proprio questa la sfida: ascoltare una verità soggettiva, intensa, imperfetta, eppure squisitamente umana. Si parlerà di storie, di persone. Sarà complesso, a quel punto, riconoscere a cosa si stia assistendo: verità o scena?

In 5 serate, sul palco dell’Agricantus, la necessità di essere testimoni di una storia si trasformerà in voce, risate, immagini, colori e vibrazioni. Si trasformerà in puro spettacolo.

Un poetico Filippo Luna aprirà la rassegna dando voce ad un amore ai tempi considerato proibito, vissuto in segreto, condannato al silenzio da un mondo incapace di comprendere e, ancor più, di accogliere senza giudizio. Anni di ricordi che esplodono con intensità in mezzo al dolore della perdita. Il dolore di Nardino, che ha perso l’amore della sua vita, esplode sul palco riuscendo a prendersi, soltanto per poco, il centimetro di libertà e di verità che tanto agognava. Le mille bolle blu, con testo di Salvatore Rizzo e regia di Filippo Luna,restituisce a quell’amore la dignità di esistere.

L’inesorabile ticchettio dell’orologio batte su una vita che sembra scorrere nell’attesa. Ciò che davvero è Millie, la sua storia, sembra perdersi tra le incombenze quotidiane, tra le speranze innocenti di una sognatrice e gli incubi disturbanti di una donna ferita. Una vita ricca di amore, amicizia, arte, dolore, libertà e la ricerca di una seconda occasione. Toccherà a Millie, per la prima volta, dare la sua versione, comprendersi nel profondo ed avere il coraggio di prendere in mano un pennello per dipingere la tela della sua vita. La Compagnia Senza Con-Fine in Un buco nell’acqua, con testo e regia di Gaia Vitanza, racconta una storia comune, eppure una storia unica, vera, non delegabile.

La lotta per la verità è la protagonista assoluta della vita stessa di Felicia Impastato, che ebbe il coraggio di battersi per essa fino all’ultimo dei suoi giorni. Una verità terribile, inaccettabile ed insabbiata sotto accuse infamanti rivolte ad un ragazzo che lottava per la sua terra. Da estremista dinamitardo sulle pagine di giornale a vittima della mafia, 24 anni dopo, nell’aula di un tribunale: questa la verità su Peppino. Ne  La madre dei ragazzi, con testo di Lucia Sardo e regia di Marcello Cappelli, Lucia Sardo, iconico volto de I cento passi racconta la storia di Felicia, umana come una madre, tenace come una rivoluzionaria.

A volte diviene complesso poter distinguere le richieste di aiuto di una persona, soprattutto se questa prova a dissimulare, attraverso chiassose canzoni, battute sagaci e soffocanti sensi di colpa. Serve forse un orecchio amico, una persona capace di ascoltare e di cogliere le sfumature di un monologo a ruota libera, poco importa che sia quello di una vicina o quello dello spettatore. Maria porta in scena il suo dramma che, inevitabilmente, esplode in una verità costellata da vere oscenità, minacce e paura. Attraverso il testo di Franca Rame e Dario Fò, con la regia di Ernesto Maria Ponte, Clelia Cucco porterà in scena l’animo tormentato di Una donna sola.

Esiste una verità ineluttabile nella vita di ognuno di noi, quella prepotente realtà che mette il punto ad ogni altra e che ci presenta il conto, sebbene spesso fingiamo di non ricordarcene: la morte. Affrontare la morte significa, in qualche modo, parlare della vita, ci si ritrova senza parole sufficienti per comprendere o per guarire. Sergio Vespertino, con Il rosa e il nero, di cui firma la sceneggiatura e la regia, accompagnato dalle note di Pierpaolo Petta, sceglie di parlare del fine vita attraverso le parole semplici, ma non per questo inadeguate, di un giovanissimo ammalato che si appresta a vedere conclusi, troppo presto, i suoi giorni. Sarà un anziano ad accompagnarlo per mano in questo spaventoso passaggio. Attraverso il gioco, sarà in grado di ricordargli come anche la morte sia parte di un viaggio straordinario, ingiusto, agrodolce come la vita. Una vita che non è mai bianca o nera, ma nera e rosa.

ABBONAMENTO AI 5 SPETTACOLI 40 EURO
CAMPAGNA ABBONAMENTO APERTA E DISPONIBILE SOLO AL BOTTEGHINO

INFO 091 309636